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IBM Italia

La prima apparizione di IBM sul suolo italiano è collegata con quella prima società fondata del 1927 dal nome di Società Italiana Macchine Commerciali (SIMC) e ad un’azienda tedesca a nome di Herman Hollerith, il quale già agli inizi del ‘900 aveva contribuito alla nascita di IBM in America. Questo legame tra IBM Italia e Hollerith riaffiora nella storia ufficiale negli anni ‘30, quando la SIMC si trasforma in Hollerith Italia. Si può dire che IBM arrivò in Italia grazie alla scelta di alcuni ex-militari di fermarsi nella penisola italica dopo l’attuazione del piano Marshall. L’Italia appare come un “terzo mondo dell’informatica” in cui non esiste alcun mercato del settore e dove è la sola Olivetti a farla da padrona. L’IBM in Italia per un lungo tempo si limita a commercializzare i prodotti provenienti dall’America, il passo successivo è la nascita di stabilimenti che assemblano semi-lavorati sempre fatti negli Stati Uniti. All'insorgere dei primi problemi di ordine sindacale per IBM Italia gli operai chiedono che anche la produzione vera e propria avvenga in Italia e nel 1966 viene aperto in Italia il primo stabilimento produttivo a quello di Vimercate, destinato alla produzione del primo calcolatore con la tecnologia del chip integrato. Nel 1981 il secondo stabilimento viene aperto a sud di Roma, oltre alla diffusione di numerosissimi laboratori di ricerca e sviluppo sul suolo italiano; decretando l'acquisita indipendenza di IBM Italia.

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