La rivista “Pirelli” nacque nel 1948 con l’intento principale di saldare la cultura tecnico-scientifica e la cultura più largamente intesa. Temi relativi alla produzione, alla scienza, alla tecnologia erano trattati con un linguaggio semplice e comprensibile a tutti, frammisti ad altri argomenti di interesse generale. Redatta da uomini d’azienda ma anche da personalità estranee al mondo industriale, la rivista, che voleva ispirarsi ai moderni rotocalchi, era rivolta al grande pubblico e uscì tra il 1948 e il 1972 a cadenza prevalentemente bimestrale. Vi collaborarono alcuni tra i maggiori nomi del giornalismo e della letteratura, da Eugenio Montale ad Alberto Ronchey, da Salvatore Quasimodo a Umberto Eco, da Elio Vittorini a Dino Buzzati, e le sue pagine furono illustrate da artisti e disegnatori del calibro di Renato Guttuso, Renzo Biasion, Fulvio Bianconi.
«La rivista “Pirelli” si inserisce nel dialogo di tutti i giorni tra chi produce e chi acquista, ma vuol trascenderne i limiti [...], vuole prescindere dalle immediate preoccupazioni commerciali [...] investire aspetti tecnici, scientifici e sociali e, perchè no, anche culturali ed artistici, i quali al fattore produttivo sono bensì strettamente legati ma ricevono tuttavia incompleto rilievo in sede di rapporti commerciali e pubblicitari [...]. Nella rivista parleremo noi, uomini d’azienda e parleranno anche uomini estranei al nostro ambiente i quali, anche perchè estranei possono meglio di noi sfuggire al fatale inaridimento del tecnicismo ad oltranza e lievitare la materia con la loro arte, sensibilità e fantasia. [...] Ogni contributo alla civiltà meccanizzata va inquadrato nei più alti valori culturali e sociali della vita». Con queste parole Alberto Pirelli apriva il primo numero della rivista. L’intento della testata, ideata da Arturo Tofanelli - che la dirigerà fino al 1957 - insieme con Giuseppe Luraghi e Leonado Sinisgalli, era quello di saldare la cultura tecnico-aziendale con la cultura più ampiamente intesa, di realizzare un giusto equilibrio tra «vita materiale e vita spirtuale» (da «Questa nostra rivista», di G. Luraghi, n. 6/1949). Lo scopo si voleva raggiungere attraverso «la formula giornalistica dei settimanali in rotocalco, il cui successo cominciava fin d’allora chiaramente a delinearsi», così da «realizzare un prodotto vivo e moderno in un settore della stampa [quello della stampa aziendale, ndr] abituato ai sistemi più sedentari e a ricalcare modelli invecchiati» (dal congedo di Arturo Tofanelli, n. 3/1957).