La rivista nasce nel 1949 con la ricostruzione di un paese e di un’azienda. Nel 1931 Franco Monzini (che proviene da Upim) in via Torino 33 a Milano apriva la “S. A. Magazzini Standard”, denominazione modificata nel 1938 per volere di Mussolini in “Standa” (acronimo di Società anonima tutti articoli nazionali dell’arredamento e abbigliamento). La guerra non aveva fermato l’idea innovativa del patron di Standa e la rivista è la più viva testimonianza di quell’entusiasmo: nel decennio 1951-1960 vi si riporta la irresistibile conquista del primato commerciale italiano mediante un marchio che rimarrà impresso nell’immaginario collettivo del consumo degli italiani fino alla recente dissoluzione dovuta alla gestione Fininvest e alla concorrenza globale.
La rivista nasce nel 1949 con la ricostruzione di un paese e di un’azienda. Nel 1931 Franco Monzini (che proviene da Upim) in via Torino 33 a Milano apriva la “S. A. Magazzini Standard”, denominazione modificata nel 1938 per volere di Mussolini in “Standa” (acronimo di Società anonima tutti articoli nazionali dell’arredamento e abbigliamento). La guerra non aveva fermato l’idea innovativa del patron di Standa e la rivista è la più viva testimonianza di quell’entusiasmo: nel decennio 1951-1960 vi si riporta la irresistibile conquista del primato commerciale italiano mediante un marchio che rimarrà impresso nell’immaginario collettivo del consumo degli italiani fino alla recente dissoluzione dovuta alla gestione Fininvest e alla concorrenza globale.
Nel 1953, con la morte del fondatore, si assiste ad una profonda trasformazione societaria che prevede la costituzione di un Consiglio d’amministrazione insieme ad il rinnovo delle vecchie filiali, che vengono ingrandite e rinnovate nella logica della distribuzione alle classi popolari e medie con «assortimenti concentrati di qualità garantita, di giusto tono e di prezzo veramente conveniente». Standa è la prima organizzazione di vendita in Italia ad introdurre il supermercato alimentari self-service affermando l’immagine di «magazzino della famiglia italiana». Nel breve volgere di un decennio la rivista fotografa l’apertura di nuove filiali, che passano da 36 (1951) a 60 (1961) per arrivare alle 283 del 1971 con un numero di dipendenti in iperbolica crescita da 1.950 (1951) a 22.600 unità (1971). L’house organ presenta una grande attenzione verso i profondi mutamenti strutturali della società italiana che hanno un impatto diretto ed indiretto sui desiderata e sui gusti dei consumatori. Così agli inizi degli anni Sessanta, ad affiancare la distribuzione di generi alimentari c’è il lancio della linea di abbigliamento “Moda Standa”, pratica, alla portata di tutti ed in linea coi tempi.
La fortunata formula editoriale includeva una grandissima attenzione verso il personale dipendente, perlopiù giovane e motivato, al centro di una sana competizione meritocratica, e al quale ci si rivolge spiegando dettagliatamente ontologia professionale e mission, contratto di lavoro, formazione professionale (si pensi ad esempio al reportage dedicato al viaggio in America dei dipendenti Standa alla scoperta della grande distribuzione negli Stati Uniti) e approfondendo le tecniche e le strategie anti-taccheggio. Per l’intrattenimento si segnalano originali articoli di costume e moda, dove spesso si citano esplicitamente i temi della sessualità, della coppia, della fedeltà, della natalità e della famiglia, insieme alla pubblicazione di novelle o brani estratti dalla letteratura italiana e straniera contemporanea. Al consumatore si dedicano approfondimenti sui vanataggi apportati dalla grande distribuzione, o sulla specificità dei singoli prodotti messi in commercio con preziosi consigli, senza mai provocare quegli eccessi consumistici detrattori del risparmio virtuoso.
L’editoriale del direttore è spesso di stampo etico e paternalistico, con richiami al valore del lavoro e delle libertà economiche. Nei difficili anni di crisi, gli anni Settanta, è ideologicamente schierato dalla parte della moderazione e della contrapposizione alle utopie dell’egualitarismo e di ogni forma di assolutismo.
Nel 1966 si assiste ad un cambiamento societario epocale con l’unione della grande industria alla grande distribuzione: parliamo dell’acquisto di Standa da parte del gruppo industriale Montedison. La società leader della chimica italiana indica un suo uomo, Gino Sferza, come nuovo vice-presidente e amministratore delegato dei grandi magazzini. E’ lui che trasforma la gestione aziendale in senso manageriale, anche se nei primi anni dopo l’acquisto non viene apportata alcuna modifica né alla dirigenza ne all’immagine commerciale di Standa e la stessa rivista conserva una linea editoriale ritenuta vincente.
Per avere una presentazione del Gruppo Montedison sul notiziario occorrerà attendere il numero di apr. 1974. Con l’ingresso di Montedison, la catena si sviluppa ulteriormente con l’acquisto di vecchi locali e di teatri in disuso nei centri delle principali città italiane per convertirli in magazzini (v. “Come nasce una filiale Standa”, apr. 1970). Questa escalation dimensionale è ben documantata in numerosi articoli. Nel numero che celebra il quarantennale della fondazione, oltre ad una dettagliata storia societaria trova spazio la cronaca di un nuovo traguardo aziendale: s’inaugura infatti il primo ipermercato a Castellanza (VA) col marchio “Maxi Standa”. Di lì a poco, nel 1972, si concorda con i francesi di Carrefour la joint-venture a marchio “Eurostanda”, mentre l’ingresso in Borsa della società avviene nell’ottobre 1973. Nel 1974 si procede con l’acquisto del 50% della società di moda Fiorucci e, nello stesso anno, prende avvio la creazione della catena di cash&carry “Ingros” di cui Standa è capogruppo. Segue l’acquisto della società Croft (articoli per la casa) e l’accordo col Banco di Lariano (in Montedison dal 1972) per una serie di agevolazioni sui servizi bancari offerti al personale Standa.
Col primo numero del 1975 la rivista, che nel 1974 aveva lanciato un promettente questionario per migliorare i contenuti, cambia drasticamente dimezzandosi per formato, mentre il numero delle pagine crolla da 32 a 8. Ufficilamente «per uniformarsi alle altre testate del Gruppo Montedison…il nuovo formato è anche più maneggevole e di più agevole lettura», ma più probabilmente a causa della seria crisi finanziaria che colpisce Montedison. Al centro si colloca un nuovo inserto staccabile «Selezione di iniziative e agevolazioni per il personale Standa» a ridurne ancora di più lo spessore comunicativo. Cesserà col numero di dicembre 1975. Una nuova rivista aziendale Standa professione dovrà attendere il 1990 quando la società, in declino rispetto agli anni d’oro, era già nell’alveo del Gruppo Fininvest.